Claudia Bellini nasce a Rovereto piccola città di artisti, scrittori e di cultori del bello.
Nei suoi ricordi la figura del padre è rimasta legata a quella di un uomo che dal nulla diede vita, grazie alla suo innato savoir fair, ad una fiorente attività commerciale per la vendita di tessuti preziosi, legati a quelle famose fabbriche di seterie che Rovereto vantava all’epoca.
Ottimo commerciante ma anche uomo di cultura e Claudia sin da bambina frequenta luoghi storici e mostre d’arte fino ad acquisire una familiarità con il linguaggio artistico di varie epoche. In famiglia l’arte era di casa: sua madre scultrice era la sorella di Alcide Ticò, scultore della generazione di Depero, Franchini, Turcato con opere esposte in vari musei, tra cui il M.a.r.t.
Fu quasi spontaneo per Claudia decidere di seguire l’indirizzo artistico, prima studia a Milano nel Liceo Artistico di Brera e poi si trasferisce a Roma per diplomarsi in quello di Via Ripetta.
Il suo arrivo a Roma coincide con gli anni della grande vivacità intellettuale ed artistica di Via Margutta e lei vive immersa in quell’atmosfera dove lo zio scultore aveva lo studio.
In quegli anni divenne allieva di Guttuso che rimase il suo punto di riferimento formale, ma ebbero una grande influenza su di lei anche altri artisti come Giulio Turcato, Nino Franchina, Pericle Fazzini, Alessandro Monteleone, Thot e Anna Salvatore, artefici di quella vitalità che rese Via Margutta famosa a livelli internazionali.
Autoritratto in rosso, olio su tela, 100×70, 1981. Collezione dell’artista
Continua gli studi presso la Facoltà di Architettura a Roma. Un periodo felice che ha lasciato un’impronta decisiva nel suo lavoro, portandola prima a lavorare nel campo dei restauri e delle ristrutturazioni dei palazzi storici (Piazza del Parlamento e Via dei Pastini nei pressi del Pantheon) e poi ad esprimersi in ambito pittorico sviluppando un equilibrio compositivo che le ha permesso di raggiungere un effetto volumetrico esaltato dal colore materico. Nel suo linguaggio l’architettura in stile razionale ricorre molto spesso ed accompagna i suoi personaggi.
Tra i progetti architettonici realizzati uno su tutti il negozio di abbigliamento di famiglia a Rovereto del fratello Adriano Bellini, cui seguirono la ristrutturazione completa della sua casa di campagna di Velletri con adiacente il terreno coltivato a uliveti, alberi da frutta, il vigneto e i fiori, nonché la ristrutturazione dell’abitazione – studio di Via Margutta a Roma dove poi si trasferirà.
Ed ecco che nel silenzio della campagna romana di Velletri, selezionando gli “strumenti” nobili della pittura, comincia a plasmarsi la sua personale linea pittorica. La tecnica adottata consiste nell’usare una tela particolare di canapa e rafia, fissata ad un telaio di legno, ricoperta di un fondo a base di acrilico bianco, gesso e colla. Questa preparazione permette all’artista di usare colori ad olio puri che sovrapposti con la spatola non si amalgamano completamente tra di loro ma creano delle campiture di colore ben distinte che richiamano alla plasticità scultorea.
Negli anni Settanta si dedica alla pittura intesa come ricerca, come motivazione interiore che darà vita ad uno stile di grande raffinatezza formale e cromatica. Appartengono a questo periodo una serie di opere dalle tonalità rosa con sfondi verde – azzurro incentrate sul nudo femminile, soggetto primario e costante nella sua pittura, e numerosi ritratti di grande impatto.
E’ in questo periodo che si sposa. Claudia vive un momento molto intenso con frequenti occasioni mondane suddivise tra Italia e Francia, con legami a Parigi, Nizza e Montecarlo, dove prosegue il suo lavoro di Interior Designer, esperienze in cui non smette di approfondire l’animo umano che la fanno maturare anche come artista e che le fanno scoprire le proprie tonalità cromatiche.
Sviluppa il Ciclo delle cosiddette “Donne in Rosso” figure intimistiche e solitarie che campeggiano su un fondo bruno Van Dyck catturando l’attenzione con lampi di colore rosso che vibrano di svariate sfumature. Sono donne potenti, che lasciano un segno nell’animo di chi le osserva, che dividono lo spazio pittorico con un’architettura razionale e metafisica. Sono donne emancipate, come lo è Claudia, che impongono la propria presenza nello spazio e nel tempo. Sono donne moderne che si integrano alla contemporaneità; sono donne in rosso ebbre di energia che fuoriescono dalla stessa tela.
Per l’artista la storia ha sempre avuto un ruolo importante e in seguito ad una sua ricerca sulla Sacra Sindone, scientifica e di riflessione, dedica un ciclo in monocromo a tratteggio alla “Via Crucis Sindonica”, opere drammatiche scaturite dallo studio dell’impronta della Sacra Sindone in cui la linea incisiva del disegno gioca un ruolo da protagonista. Sempre a soggetto sacro ha eseguito a colori la tela della Resurrezione Sindonica ed alcune Stazioni della Via Crucis.
Massimo in giacca rossa, olio su tela, 100×70,1984. Collezione dell’artista
La maturità artistica si esprime in tutta la sua forza alla fine degli anni Ottanta, quando torna a vivere a Roma proprio in Via Margutta, in quella casa – studio, che lei stessa aveva restaurato, conferendo alla stessa un’impronta originale, pur rispettando la struttura originaria degli ambienti.
Pittrice figurativa, mantiene un assiduo rapporto con la realtà che viene filtrata e rigenerata ogni volta all’interno dell’opera.
Roma sarà sempre la sua fonte di ispirazione e l’artista dedicherà alla Città eterna un ciclo di opere dove rivisita i luoghi con gli occhi dell’anima e si vede una città immersa nel colore, i cui personaggi solitari si muovono in una dimensione metafisica. Roma protagonista, con i suoi angoli storici che palpitano di una vita contemporanea, si manifesta prorompente negli sguardi profondamente interiori di quelle donne che ci appaiono sulla tela.
Nella sua ricca produzione l’artista si misura anche con la mitologia e nasce il ciclo “Donne e Mitologia”. Comincia a sperimentare l’uso della foglia d’oro su tela e la luce assume un ruolo nuovo e allo stesso tempo simbolico; la donna si trasforma nella dea ancestrale ma non perde il contatto con la realtà perché deve vivere il proprio presente. E sarà ancora una volta l’incontro con quello sguardo dell’anima che ci consentirà di entrare nell’opera.
La figura umana non smette per l’artista di essere fonte di ispirazione, infatti si enfatizza nell’eleganza del corpo maschile e femminile a contatto con la danza e con lo sport. Si avvia un nuovo ciclo di opere in cui i corpi in movimento, circoscritti dalla foglia d’oro e d’argento, ci vengono presentati come gioielli incastonati nello spazio-tempo.
Numerose sono state le occasioni per condividere il suo punto di vista sul mondo attraverso l’esposizione delle sue opere in svariate mostre personali in Italia e all’estero, utilizzando sia sedi istituzionali, sia gallerie d’arte e partecipando a vari premi.
Il suo grande senso di indipendenza l’ha portata a scegliere un modo di vivere lontano dai grandi circuiti dell’arte.
L’opera “Dea Roma” è stata acquistata per la Collezione pubblica del Museo Civico di Rovereto, ora esposta in modo permanente al Museo di Rovereto.
Il Museo M.a.r.t. per l’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto e Trento custodisce nel suo Archivio ADUC tutta la documentazione relativa all’attività dell’artista con possibilità di consultazione al pubblico.
(Biografia ragionata a cura di Luigina Rossi, storico dell’arte)