A proposito
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Recensioni

DONNE E DEE ANIMA DI ROMA

Lo studio di un maestro è il suo ‘sancta santorum’, la maniera di riporre i colori e i pennelli, le cose di cui ama circondarsi, l’ordine-disordine delle tele, dei bozzetti, degli appunti ci possono fornire realmente strumenti utili per cogliere meglio e avvicinarci di più alle sue opere. Così ci troveremo circondati da Roma, da monumenti parlanti, da donne e da dee. Questi gli elementi figurativi che, con tratto espressionista, la fanno da padroni nella pittura della Bellini. E’ una città rivisitata nella sua intimità, dove i capitelli o i busti statuari ci parlano del passato, della storia e, nell’immediato, ci suggeriscono la potenza e la grandezza della ‘Caput mundi’. In queste strade gira o appare o siede la donna o la Dea Roma, ritratta con la predominanza di rosso intenso, passionale, carico di sensualità. Il passato è uomo, il futuro è donna, è questa donna che incede con passo sicuro, con eleganza e decisione, con leggiadria e allo stesso tempo con potenza. Donna libera, in questa città silente che osserva, in qualche modo partecipe, muta, ma attenta, aspetta, consapevole che il futuro è già oggi, incalza e si trasforma in passato. Presto farà parte delle sue pietre, dei suoi sassi, dei suoi muri. I tratti neri, i contorni scuri, non appesantiscono o meglio slanciano contro i cieli dai colori improbabili. Dal periodo rosa degli anni novanta, in cui le figure apparivano non solo più tenui e quindi più delicate, ma anche estremamente femminili, l’artista è arrivata a rappresentare una donna molto più forte, sicuramente una donna matura, cresciuta, consapevole di sé. Fra i resti di monumenti, fra palazzi razionalisti eccola che si affaccia in un primo piano, una donna che ammicca sorniona. Ruderi e frammenti storici che s’inseriscono, si mischiano, s’infilano fra i capelli di questa donna, quasi a sottolineare la continuità storica e la sua atemporalità! E ancora, in un’opera, ci appare Roma di notte. La città nascosta che vive e si sveglia molte ore dopo il tramonto. Il suo cuore pulsa velocemente, l’atmosfera è piena di note musicali, tutto si trasforma in un turbinio di luci e colori. I fondi, che nei primi dipinti apparivano scuri, bui, sono andati a mano a mano aprendosi e mostrando non già la luce, ma spesso colori violenti, accesi che sembrano lottare fra loro, sovrastando la città. La Bellini usa il segno, il contorno della figura o quelli del paesaggio, secondo la tradizione dell’espressionismo. “un mezzo per dilatare in onde successive il crescendo continuo, incessante e tempestoso delle emozioni e delle sollecitazioni psicologiche”. Ho domandato alla Bellini come mai dipinge anche mazzi di fiori, che sembrano esulare dal suo discorso pittorico, e come mai le rose, sue predilette. La risposta era già esplicita nei suoi dipinti. Le rose sono donne, femmine, compatte, complete. Ha dichiarato di aver una vera passione per questi fiori, non solo per lo splendore dei loro colori, ma per il fatto che sono indipendenti. Sono fiori che, una volta che hanno attecchito, non esigono particolari cure e possono crescere e vivere da soli. ‘Rosa mulier’. Giovanna Foresio

DONNE E DEE

Di tutto rispetto – finalmente! fra tante pretestuose sopraffazioni d’immagini – l’antologica di Claudia Bellini alla Galleria Vittoria di Via Margutta. L’approdo d’arte è ottimo e si pone, sulla scorta dell’eredità espressionistica, ben al di là delle “intenzioni”, è il sovraccarico di esse, infatti, che ha mortificato, a ben vedere, artisti dello spessore di un Munch, di un Kirchner, di un Nolte, di uno Schimdt – Rottuff. La materia spessa, spatolata, dei dipinti antichi e recenti, nel mentre indica la corposità di una coraggiosa strumentazione, nulla toglie al risultato di una poesia che germina nel labirinto prezioso dell’interiorità. Renato Civello

LE DONNE E DEE DI CLAUDIA BELLINI

Persuasa di aver scoperto un tocco potente, sicuro, indagine interiore di una realtà che risvegliasse nell’uomo un’energia protesa verso la vita, ho voluto approfondire lo studio analitico delle opere di Claudia Bellini, artista trentina operante a Roma. Allieva di Guttuso non ha mai dubitato dei principi della pittura figurativa convinta dell’importanza dello studio e dell’approfondimento, preferendo per il suo metodo di lavoro l’uso del disegno, delle regole prospettiche e proporzionali, di un equilibrato o drammatico accordo tra i colori primari e complementari, nella disposizione di esprimere atmosfere dense, piani ben definiti, colori rutilanti soggetti contemporanei. Claudia Bellini brama la ricerca di una sintesi formale, è affine agli artisti della seconda generazione di Scuola Romana per i quali la pittura significava espressione di un rapporto di immagini e forme con una realtà filtrata dall’esperienza dell’uomo. Le opere di Claudia Bellini, le sue donne dai grandi occhi drammatici, dallo sguardo interrogativo rivolto alla realtà, le sue donne assorte in attesa di risposte della vita o quelle al contrario rivolte nel loro incedere rapido verso la realtà, trasmettono l’impeto di un linguaggio essenziale a testimonianza di un sentire contemporaneo intimistico che travolge il passato e il presente e si proietti nella vitalità del futuro. Luigina Rossi

BELLEZZA E FUNZIONALITA’ – LUMINOSITA’ E CLASSICISMO

In effetti il richiamo visivo di una Roma illuminata da una luce timbrica più che tonale, e popolata da nudi possenti, in posa cerimoniale davanti alle antiche “ruìne” o ai palazzi razionalisti, con gli obelischi egizi o il monolíte del Foro italico, conferma la ricerca di un suo “proprio classico, in cui i valori cromatici del tempo continuo della storia, più che della natura, esaltano una plasticità strutturale di destinazione architettonica. L’artista conferma nella pratica d’arte che non esiste cesura tra spazio e tempo e che il termine di decorazione, di solito considerato come ornamento isolante si collega dialetticamente alla struttura dinamica dei corpi e alle modanature architettoniche, sicché i nudi, ancorché nella positura commemorativa delle sculture arcaiche, vengono trasposti in modernissime creazioni che vivono il reale in senso soggettivo, perché lo spazio è mosso da un ordine lirico. E’ proprio questo “ritrarsi per prendere lo slancio” che distacca la pittura di Claudia Bellini dai “ritardi” dell’Ecole de Rome, come si sa attardata sul versante tonalista, laddove invece l’artista, facendo tesoro delle espressioni dell’arte di avanguardia, ha compiuto il “salto” con quei valori propulsivi che hanno disatteso gli stereotipi delle forme belle”.  Luigi Tallarico

IMPRONTE DI MOVIMENTO

Per l’artista Claudia Bellini, da anni interprete solitaria e convinta del linguaggio pittorico, il 2007 si apre con nuove prospettive legate allo sviluppo di tematiche sul corpo colto in movimento che nasce e muore nell’attimo in cui si manifesta nello spazio. Già nel passato il tema degli acrobati e danzatori era stato uno dei suoi soggetti di studio, indirizzato a comunicare una dimensione tra movimento e sospensione che sollecita ancor oggi un interesse particolare alla scoperta di valori più intimi o segreti. Le figure nelle sue opere sono colte nell’attimo in cui stanno per agire oppure sono in piena trasformazione, mai statiche, quasi in procinto di allontanarsi dal luogo attraverso l’azione che si consuma nell’attimo. E’ una sorta di manifestazione che Claudia Bellini continuamente spinta da un desiderio o bisogno di avventurarsi in una dimensione sconosciuta fissa sulla tela. In tutta la sua opera emerge questa ricerca tesa a cogliere il movimento dipinto attraverso la giustapposizione degli elementi con diagonali o prospettive evocanti un senso di inquietudine e di sospensione entro uno spazio architettonico ben delineato. Ma oggi Claudia Bellini elimina gli spazi ben definiti o riconoscibili per liberare le figure entro uno spazio vuoto a favore di una costruzione imperniata esclusivamente sul movimento. La sua ricerca volge verso una sintesi ovvero verso l’essenza dell’immagine nel tentativo di trattenere il ricordo di un’azione effimera e di un gesto destinati a scomparire nell’attimo stesso del flusso vitale. Paola Pizzamano

LA FORZA DELLA BELLEZZA

Dove mai avrebbe potuto abitare Claudia Bellini se non in Via Margutta, la Montparnasse di Roma? Certo era scritto fra le pieghe della sua mano (quella che adopera la spatola come una piuma o come uno scalpello) che sarebbe dovuta venire a vivere nelle case degli artisti, lei, figlia d’arte. Innamorata della vita e dell’arte, Claudia Bellini non poteva che esserlo anche di Roma e della sua campagna. E’ infatti la città eterna lo scenario privilegiato delle sue fantasie pittoriche; una Roma silente che s’incupisce di nuvole gravi o si rallegra di cieli sanguigni. Una Roma deserta che vive le infilate prospettiche di Piazza del Popolo come fossero quelle di un teatro palladiano. E’ la Signora in rosso l’anima di Roma che avanza? Nuda, ma con il cappello, quasi fosse una dama dì Cranach, la Signora è, come Roma, mezza prostituta e mezza santa. Nuda come la Verità, aspetta di varcare la soglia del terzo millennio. Marco Bussagli

ESPRESSIONISMO E SIMBOLI DI CLAUDIA BELLINI

Se all’inizio la ricerca di Claudia Bellini sembrava volgere a un linguaggio prevalentemente espressionista e a tematiche tradizionali del ritratto e del paesaggio, con l’adozione di soluzioni formali, a volte, proto-cubiste, in tempi più recenti si registra una svolta in direzione simbolista che sollecita una maggiore attenzione. Le sue ultime opere sviluppano soggetti oscillanti tra il mito e la realtà, a partire dal ciclo delle divinità femminili, Dea Pomeria, Dea Roma, Dea lunare, Danza lunare, fino ai Giardini segreti, all’interno di una riscoperta del passato di Roma. Fin dalle prime opere appare centrale il tema della donna inserita sempre in un contesto fantastico tra reperti dell’antichità. In particolare in Dea lunare, l’artista coniuga elementi architettonici reali, colti in una visione prospettica, con personaggi, una donna dormiente che nel sogno diventa dea per vivere in una dimensione libera e fantastica. Il mito offre a Bellini lo spunto per costruire rapporti, collegamenti nascosti, tra personaggi che si trasformano secondo il contesto in creature fantastiche, in una sorta di visione onirica fatta di frammenti che derivano da una ricerca, la cui origine è data da una solitaria meditazione sul passato e sui suoi valori svolti in modo singolare, a volte con l’intento di suggerire nuovi significati. Il ciclo dei Giardini segreti ha inizio con l’opera Sogno di un fauno in cui i personaggi, una donna e un fauno di pietra, sono uniti da un suono che scaturisce dall’immaginario di Claudia Bellini. Negli anni seguenti l’artista continua ad approfondire tale visione fantastica che si arricchisce e carica di altri elementi che trovano un esplicito riferimento nella dimensione simbolista. In Giardino dimenticato appare il cavallo alato, simbolo di libertà che funge da elemento di tramite dalla dimensione del sogno a quella della realtà nell’atto di oltrepassare il muro rosso, per raggiungere la donna ripiegata su se stessa, interprete secondo Claudia Bellini di un archetipo femminile sognante che racchiude il mistero della vita. L’opera successiva che sviluppa tale tema è Giardino magico nella ripresa dei medesimi personaggi. La donna assume un ruolo predominante nell’atto di entrare nel “giardino della vita”, un verde brillante delimitato da elementi geometrici di colori chiari e da semisfere argentee. Il racconto trova un nuovo sviluppo nelle due tele Giardino dell’Eden Medusa ed Eva, espressioni di una singolare interpretazione sulla figura femminile colta evidenziandone aspetti nascosti e sognati, filtrati attraverso una cultura ricca di riferimenti psicoanalitici. Il mito di Medusa perde la carica aggressiva nell’espressione del volto sereno con gli occhi chiusi che, insieme alle altre figure, sembra vivere in una dimensione magica che prelude al risveglio e alla vita simboleggiata dalla natura circostante. Dalla figura femminile del mito di Medusa si passa al Giardino dell’Eden – Eva, con la presenza dell’archetipo della donna, la dea madre, che infonde la vita nel racconto della creazione dell’uomo. Per Claudia Bellini la donna raffigurata in Eva riassume il pensiero, la libertà e la vita, in una sorta di velata identificazione coltivata da sempre nelle sue opere. Ora per Claudia Bellini si apre un nuovo periodo, alla ricerca di altre emozioni e riflessioni. Paola Pizzamano

DONNA SUL TEVERE

Una raccolta di opere tra le più recenti ed alcune sul nuovo tema rappresentano, come in una narrazione, l’incontro tra l’artista ed il fascino dell’antica Roma, costituiscono il legame tra arte e architettura con il passato. La sensualità , la bellezza dei corpi femminili popola le piazze deserte mentre il fiume rappresenta il mezzo dinamico di unione tra lo sfondo ed i nudi in primo piano, lo scorrere dei tempo fissato nell’atmosfera metafisica sulla tela… E’ l’incontro dello spirito con la materia nel fascino della natura, in una struttura urbana che, seppure costruita dall’uomo nei secoli, diviene parte della natura per dignità millenaria. E tutto è tripudio di Iuci e solarità. Roma si risveglia in una veste nuova e ritrova le sue origini nell’essenzialità della natura stessa. E’ lo spirito della natura che si risveglia in queste opere: per vivere Tevere, da lungo tempo dimenticato dai Romani si deve nuovamente scendere sulle banchine e camminare lungo l’abbraccio degli argini. (…) Semplicità e carattere sono i due aspetti determinanti della pittura di Claudia Bellini: su di essi si fonda la speculazione filosofica della struttura dell’immagine che raggiunge aspetti matrici ed unisce al contempo l’immediatezza della realizzazione pittorica, tipica dell’arte contemporanea, con forti echi dell’impressionismo di Monet e di Cezanne, come traspare dalla scelta dei soggetti e dei toni cromatici: paesaggi e nature morte, città deserte e monumenti di epoche lontane. Singoli testimoni di un messaggio senza tempo, elementi posti in equilibrio nella composizione artistica, essi sono prodotti come immagini della memoria e diventano mezzi di interpretazione dell’opera stessa proprio perché la rappresentano con espressività e vigore. L’arte della Bellini assume una sua individualità al di fuori dei tempi ed i toni cromatici riflettono gli stati d’animo della pittrice, inducono ad una ulteriore lettura, mentre i corpi divengono simboli della scena che li unisce in una sorta di anagramma della mente. Piergiorgio Vigneti

IL BELLO A “FUTURA MEMORIA” NELLE OPERE DI CLAUDIA

I quadri che Claudia Bellini dedica, con quel piglio aggressivo e suadente tutto suo, alla “Donna” intesa quasi come-espressione dello spirito, rappresentano un riscatto contro la fatalità dei Tempi in quanto nel “momento magico” in cui l’Artista, folgorata dalla intuizione psicologica, ferma con un colpo di bacchetta la realtà fenomenica dell’eterno femminino, quell’immagine si esterna ed eterna affrancata finalmente da ogni caducità. Questo è l’effetto che producono in me le “Donne” di Claudia: Sfingi altere e silenziose con uno sguardo che scava impietosamente nella nostra anima, consapevoli e sicure che, dopo aver perso tutte le battaglie, vinceranno quella più importante salvando la loro bellezza che rimarrà intatta a “futura memoria”. Renato Mammucari

LE OPERE SINGOLARI DI CLAUDIA BELLINI

Per Claudia Bellini la pittura non è solamente un fatto di volumi o di colori, ma piuttosto l’esigenza di scavare nei misteri dell’inconscio per esprimere sommovimenti inquietanti o preziose raffinatezze sensitive. Di fronte a queste opere, quindi, non è più il caso di parlare della tecnica duttilissima, dell’ottima resa pittorica, del sicuro equilibrio compositivo: queste doti (che pure garantiscono ai quadri della Bellini interessanti risultati espressivi) vengono superate dal fascino di certi volti misteriosi o dal lirismo struggente di certi sfondi che trasfigurando ogni regola compositiva, diventano come in “Lunare” “o in Solare “il centro irradiante dell’opera. Questa esigenza di penetrare più a fondo una realtà metafisica, intessuta di brividi e di splendori forse inaccessibili alla più comune sensibilità, si esprime in moduli drammatici e morbidi assieme, a volte morbosi, a volte d’una castigata innocenza, sempre accarezzati in un tessuto pittorico denso e vigoroso balenante di straordinarie illuminazioni. Fausto Melotti

ESPERIENZE D’ARTE SACRA

La mostra dell’Oratorio di Santa Maria del Sangue rappresenta lo sviluppo e l’approfondimento della prima esperienza di arte Sacra, ricerca che culmina nella “Resurrezione Sindonica”. Le figure e gli aspetti, derivanti dagli studi storici di Claudia Bellini e dalle ultime ricerche sulla Sindone, esulano dalla nuda formula; perciò le opere risultano precise e, nello stesso tempo, artistiche lo sguardo intenso e luminoso del Risorto si posa, in una indeterminatezza di concetto, sull’immagine evanescente del lenzuolo sepolcrale. La figura del sacrificato alla morte, si illumina nella potente luce della resurrezione arricchendosi di gloriosi colori, come la speranza che sorge dal dolore, è la Celeste Farfalla, che, dato un ultimo sguardo alla gelida crisalide vuota dispare nell’azzurro, dagli orizzonti perduti. Così, l’esperienza del dolore espressa nello sfarzo del colore, diventa visione di luce, suoni angelici, che scandiscono nel sonno l’eterno alleluia. Don Fernando Demei

ARTE SACRA TRA STORIA E ARCHEOLOGIA

Un modo concreto per rendere omaggio a tutti quegli artisti che nella riscoperta dell’Arte Sacra, cercano oggi nuovi orizzonti e più profonde esperienze (…) tra questi un posto di rilievo occupa appunto la sensibile pittrice Claudia Bellini che vive ed opera a Roma nella suggestiva Via Margutta. Per la prima volta nella storia della Sindone, questa imponente, e ormai storica “summa Sindonica” di conoscenze è stata raccolta in una documentazione di alto rigore estetico e scientifico, in 15 quadri opera di Claudia Bellini una ricostruzione pittorica dell’iter di una esecuzione capitale realizzati con dignità artistica e coerenza storico-archeologica. Ci è di conforto questa straordinaria Resurrezione Sindonica con qui Claudia Bellini ha inteso riscattare tutte le nostre colpe e grazie alla sua arte c’è riuscita. Notevoli, per l’impianto tecnico la resa cromatica e la dolcezza delle composizioni, i numerosi quadri dedicati alla “Madonna” ed alla “Madre e Bambino” nei quali l’artista è riuscita a trasmetterci con la forma delle immagini i sentimenti stessi insiti nell’opera. Don Giovanni Fallani

Lo scrittore Antonio DI Marco così nota la bellezza dei corpi negli scenari della Roma Antica ricreata da Claudia Bellini “nudi di donna incandescenti ai sensi fino all’estasi dolce ed infinita diafane nel bacio delle stelle son colonne portante della vita”. Marco De Marco (da L’Osservatore Romano)

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